a. L’eroe teriomorfo: su alcune caratteristiche del trickster
Per i tratti teriomorfici dell’eroe greco, non di rado riattivati dal mitema del trickster, il testo di riferimento è stato: A. Brelich, Gli eroi greci, Roma 1958, passim e in part. pp. 225-249. Più recentemente si può vedere la sintesi fornita da M. Massenzio, La mostruosità dell’eroe greco. Caratteri e linee di sviluppo, in AA.VV., Edipo. Il teatro greco e la cultura europea. «Atti del Convegno Internazionale (Urbino, 15-19 novembre 1982)», a c. di B. Gentili e R. Pretagostini, Roma 1986, pp. 541-548.

b. Pregi e difetti dell’eroe teriomorfo: tavola sintetica
i) il gigantismo: Achille (Lycophr. 860: 9 cubiti), Oreste (Hdt. I 68: 7 cubiti), Eracle (Ps.-Apollod. II 64: 4 cubiti), Teseo (Plut. Thes. 36,2); caratteristica tipica delle divinità preolimpiche e probabile tratto ‘edulcorato’ dalla posteriore tradizione eroica (cf. già Il. V 304, XII 383, e Plin. NH VII 73). Cf. in particolare il gigante accecato Orione, in coppia con il ‘nano’ Cedalio (un servo di Efesto), e non alieno da peculiari crimini sessuali (cf. Hes. ap. schol. Nic. Ther. 15).

ii) il nanismo: Eracle (Pind. I. 4, 53: di piccola statura; cf. Paus. VIII 31,3 per la statua del daktylos Eracle); Aiace Oileo (Il. II 257ss. l’Oileo, il rapido Aiace / meno grande, non tanto grande quanto l’Aiace Telamonio, / molto meno grande, piccolo anzi e con cotta di lino); Tideo (Il. V 801 era Tideo di piccolo corpo, ma era un guerriero); Odisseo (Od. IX 513s. …un piccoletto, mingherlino, da nulla…; cf. Lycophr. 1244 e Tz. ad l. sul nome Nanos); i Dioscuri (Paus. III 26,3 sulle loro statue-nane). I più celebri ‘nani’ della mitologia greca restano però i Dattili Idei, non di rado identificati con i Cabiri di Lemno (figli o nipoti di Efesto), con i quali condividono le prerogative metallurgiche e il carattere demetriaco.

iii) la zoppia: l’archetipo incontrastato è Edipo (Soph. OT 1032ss.; Eur. Phoen. 26ss.), nonché i suoi antenati Labdaco e Laio; l’argonauta Palemonio (Ap. Rh. I 202s.; Ps.-Apoll. I 112), figlio di Efesto; Filottete (Soph. Phil. 486, 1032), Telefo (Ps.-Apoll. Ep. 3,17), altro eroe incestuoso; cfr. anche la cicatrice alla gamba di Odisseo (nonché il ‘tallone’ d’Achille: Stat. Achill. I 269s.). La zoppia come tratto tipico di tiranni e di re: per es. Periandro di Corinto (nipote di Labda: Hdt. III 50-54 eV 92), Agesilao di Sparta (Xen. Hell. III 3,1-3), Pittaco di Mitilene (Alc. test. 429 V.), Batto III di Cirene (Hdt. IV 161: ma i Battiadi sono un autentico ‘incrocio di menomazioni’), Myskellos di Crotone (Diod. VIII 17). Ampio materiale in J.-P. Vernant, Mito e tragedia due, trad. it. Torino 1991, 31-64.

iv) la cecità: cf. innanzitutto il caso celebre di Edipo (da confrontare con il Fenice quasi-incestuoso e quasi-parricida di Il. IX 450ss., che è cieco in Ar. Ach. 421; Ps.-Apoll. III 175; un celebre gigante accecato [vd. sopra] è Orione), cf. la tipica ‘cecità sapienziale’ di Demodoco, di Tamiri (Il. II 594ss.), di Omero stesso (almeno a partire da H. Hymn. 3), di Stesicoro fra i poeti (cf. anche i meno noti Dafni [Philarg. ad Verg. Buc. 5,20], Acheo [TrGF 115 Sn.], Xenocrito di Locri [Heracl. Pont. II 221 Müller]), e fra gli indovini Fineo (Ap. Rh. II 178-184) e il ben noto Tiresia. ‘Monoftalmo’ è l’eroe di Elide, Oxylos (ma alcune fonti lo danno per ‘trioftalmo’: Ps.-Apoll. II 175; Paus. V 3,5): analoga ambiguità nel germanico Odino; cf. in proposito G. Camassa, Il simbolismo del terzo occhio e la cecità dell’indovino greco, «Quaderni di Storia» XVI (1982) 249-275. Dello stesso autore si può vedere l’analisi relativa all’indovino Calcante, antico eroe metallurgo che il mito pone in relazione al popolo dei Calcedoni, cui vengono attribuite contemporaneamente cecità e vista superiore: Calcante, la cecità dei Calcedoni e il destino dell’eroe nel bronzo miceneo, «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa» X (1980) 25-69.

v) omologia mitica zoppia/cecità: oltre al caso di Edipo (figura nella quale le due mutilazioni si sovrappongono), sono molti i casi in cui zoppia e cecità si alternano nella tradizione mitica, mostrando la loro sostanziale sovrapponibilità simbolica: Licurgo è accecato in Il. VI 139, ferito alla gamba o mutilato in altre fonti (Serv. ad Aen. III 14, Hyg. Fab. 132); Anchise resta cieco dopo aver fatto l’amore con Afrodite, almeno secondo Theocr. ap. Serv. ad Aen. II 35: ma secondo Soph. fr. 344 N. egli diveniva storpio; quanto a Orione [vedi sopra], secondo alcune fonti uno scorpione lo avrebbe ferito al tallone (Arat. Phaen. 641ss., Nic. Ther. 13ss.).