1) Parallelo allo sviluppo dell’oral theory, e in particolare del suo versante etnologico e psicologico, di cui si sono tratteggiate le tappe a lezione, corre lo studio sociologico dell’epica orale e dei suoi contesti pragmatici; a proposito dell’akyn kirghiso (omologo del guslar serbo-croato studiato da Parry e da Lord) e del suo ambiente sociale, il testo canonico rimane W. Radloff, Proben der Volksliteratur der nördlichen türkischen Stämme, V. Der Dialect der Kara-Kirgisen, St. Petersburg 1885. All’ambito omerico i risultati di Radloff sono adattati da J. Svenbro, La parola e il marmo. Alle origini della poetica greca, trad. it. (rivista e corretta dall’autore) Milano (Bollati e Boringhieri) 1984 (ed. or. Lund 1976), in part. con le idee di ‘racconto a morale implicita’ e di allusività interessata da parte dell’aedo omerico. L’opera ha suscitato a suo tempo un vivace dibattito, per il quale si può vedere, in italiano, il numero speciale di «Dialoghi di Archeologia» n.s. II (1981), con una relazione chiarificatrice a firma dello stesso Svenbro (pp. 23-31). 2) Se si vuole riscontare, all’interno dei poemi omerici, qualche concreto esempio di ‘adattamento’ camaleontico al contesto pragmatico di esecuzione, da parte degli aedi, si può vedere recentemente il lavoro di C. Catenacci, Il finale dell’Odissea e la recensio pisistratide dei poemi omerici, «Quaderni Urbinati di Cultura Classica» XLIV (1993) pp. 7-22: alcuni aspetti della stesura dell’Odissea giunta sino a noi serberebbero la traccia di ‘ritocchi’ non casuali (operanti sulla stessa fabula del poema) da parte di aedi interessati a compiacere l’ipotetica committenza pisistratide; è il metodo ‘radloffiano’ di adattare il contenuto del canto al preciso contesto performativo in cui l’aedo si trova concretamente a operare. Ma l’analisi di Svenbro riguarda in primo luogo le autorappresentazioni di aedi all’interno dell’Odissea. In quest’ottica abbiamo analizzato l’episodio di Demodoco (Od. VII 256ss.) che intona, dinanzi ai Feaci e al loro ospite anonimo (Odisseo), una citarodia dedicata agli amori di Ares e Afrodite, cercando di riscontrare in essa – con l’aiuto della narratologia contemporanea – l’incidenza di tecniche allusive che in parte corroborano, in parte complicano ulteriormente il quadro tracciato da Svenbro. Per le nozioni di Destinatore / Destinatario e Narratore / Narratario si può vedere C. Calame, Il racconto in Grecia. Enunciazioni e rappresentazioni di poeti, trad. it. Roma-Bari (Laterza) 1988 (ed. or. Paris 1986), in part. capitolo primo. |