Pausania, Guida della Grecia III 31, 7-8
Nella terra dei Tespiesi vi è un luogo chiamato Canneto;
qui si trova la fonte di Narciso, e si racconta che il giovane guardasse dentro
quest'acqua, e senza comprendere che stava vedendo la propria immagine, senza
rendersene conto si innamorò di se stesso, e a causa di quell'amore gli
sopravvenne la morte presso la fonte. Ma è davvero una storia completamente
idiota, che un individuo già arrivato all'età di potersi innamorare
non sia nemmeno capace di distinguere che cosa è un uomo e che cosa è
l'immagine di un uomo.
C'è anche un'altra storia su di lui, meno conosciuta della precedente, ma che
comunque si racconta, e cioè che Narciso aveva una sorella gemella, e
che fra le altre cose i due avevano un aspetto in tutto somigliante, e che entrambi
portavano la chioma acconciata allo stesso modo, e vestivano abiti simili, e
inoltre andavano a caccia l'uno in compagnia dell'altra. E che infine Narciso
si innamorò della sorella, e quando la fanciulla morì, recandosi
spesso alla fonte capiva, sì, di vedere la propria immagine, ma pur comprendendolo,
ciò gli era di consolazione e sollievo all'amore, sembrandogli così
di vedere non la propria immagine, ma l'immagine di sua sorella.
Quanto al fiore del narciso, da parte mia ritengo che la terra lo fece spuntare
anche prima, se si deve giudicare dai versi epici di Pàmphos: questo
poeta, infatti, che visse molti anni prima di Narciso, dice che Kore, la figlia
di Demetra, fu rapita mentre giocava e raccoglieva fiori, e in quel ratto non
fu tratta in inganno dalle viole, ma dai narcisi.