Conone, Narrazioni 24, da Fozio, Biblioteca, 186,134b,28 - 135a

Tespie di Beozia (è una città situata non lontano dall'Elicona) nacque il fanciullo Narciso che era assai bello, ma anche grande spregiatore di Eros e degli amanti. Gli altri suoi innamorati finirono per rinunziare ad amarlo, mentre il solo Aminia perseverava nel supplicarlo continuamente. E poiché Narciso non gli dava retta, e anzi gli aveva mandato in dono una spada, si trafisse davanti alla porta del giovane, non senza aver molto invocato il dio perché lo vendicasse. Così Narciso, contemplando ad una fonte la propria immagine e la propria bellezza riflesse nell'acqua, lui solo, e per primo, divenne assurdamente amante di se stesso. Infine, preso dalla disperazione, e giudicando di soffrire una giusta punizione, in cambio delle colpe commesse nell'oltraggiare gli amori di Aminia, si uccise. Da allora i Tespiesi stabilirono di onorare e venerare ancor di più il dio Eros, oltre che con sacrifici pubblici, anche con culti privati; le genti del luogo pensano che il fiore del narciso sia spuntato per la prima volta dalla terra sulla quale fu versato il sangue di Narciso.

trad. E. Pellizer, da M. Bettini - E. P., Il mito di Narciso, Einaudi, Torino, 2003, p. 181.