Igino, Miti, 25-27 (trad. di Giulio Guidorizzi, Milano, Adelphi, 2000)
25. MEDEA. Aeetae Medea et Idy<i>ae filia cum ex Iasone iam filios M<e>r<m>erum et <Ph>eret<e>m procreasset summaque concordia uiuerent, obiciebatur ei hominem tam fortem ac formosum ac nobilem uxorem aduenam atque ueneficam habere. huic Creon Menoeci filius rex Corinthius filiam suam minorem Glaucen dedit uxorem. Medea cum uidit se erga Iasonem bene merentem tanta contumelia esse affectam, coronam ex uenenis fecit auream eamque muneri filios suos iussit nouercae dare. Creusa munere accepto cum Iasone et Creonte confraglauit. Medea ubi regiam ardere uidit, natos suos ex Iasone M<e>r<m>erum et <Ph>eretem interfecit et profugit a Corintho.
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25. MEDEA Benché Medea, figlia di Eete e Idia, avesse già partorito a Giasone due figli, Mermero e Fere, e vivesse con lui nella massima concordia, a Giasone veniva rinfacciato di avere una moglie maga e straniera, lui che era uomo tanto nobile, bello e forte; perciò il re di Corinto Creonte, figlio di Meneceo, gli diede in sposa la figlia minore, Glauce. Quando Medea si vide così oltraggiata da Giasone, che tanto aveva aiutato, ordinò ai suoi figli di regalarla alla loro matrigna. Creusa accettò il dono e arse viva con Giasone e Creonte. Quando Medea vide la reggia in fiamme, uccise i figli che aveva avuto da Giasone, Mermero e Fere, e fuggì da Corinto. |
26. MEDEA EXVL. |
26. MEDEA |
27. MEDVS. Persi Solis filio, fratri Aeetae, responsum fuit ab Aeetae progenie mortem cauere: ad quem Medus dum matrem persequitur tempestate est delatus, quem satellites comprehensum ad regem Persen perduxerunt. Medus Aegei et Medeae filius ut uidit se in inimici potestatem uenisse, <Hi>ppoten Creontis filium se esse mentitus est. rex diligentius qu<a>erit et in custodia eum conici iussit; ubi sterilitas et penuria frugum dicitur fuisse. quo Medea in curru iunctis draconibus cum uenisset, regi se sacerdotem Dianae ementita est; dixit sterilitatem se expiare posse, et cum a rege audisset <Hi>ppoten Creontis filium in custodia haberi, arbitrans eum patris iniuriam exsequi uenisse, ibi imprudens filium prodidit. nam regi persuadet eum <Hi>ppoten non esse sed Medum Aegei filium a matre missum ut regem interficeret, petitque ab eo ut interficiendus sibi traderetur, aestimans <Hi>ppoten esse. itaque Medus cum productus esset ut mendacium morte puniret, <u>t illa aliter esse uidit quam putauit, dixit se cum eo colloqui uelle atque ensem ei tradidit iussitque aui sui iniurias exsequi. Medus re audita Persen interfecit regnumque auitum possedit; ex suo nomine terram Mediam cognominauit. |
MEDO Perse, figlio del Sole e fratello di Eete, aveva ricevuto l'oracolo di guardarsi dalla morte che gli sarebbe giunta per mano di un discendente di Eete. Medo, che stava cercando la madre, fu spinto lì da una bufera; le guardie lo presero e lo condussero al cospetto del re Perse. Medo, figlio di Egeo e Medea, quando capì di essere caduto nelle mani di un nemico, simulò di essere Ippote, figlio de re Creonte. Il re volle fare un'inchiesta più approfondita e lo fece chiudere in prigione; allora si dice che si verificò una carestia. In quel luogo giunse Medea, sul suo carro condotto da serpenti e al re disse di essere una sacerdotessa di Diana, capace di esorcizzare la sterilità. Quando seppe dal re che in carcere si trovava Ippote, figlio di Creonte, convinta che costui fosse venuto per vendicare l'uccisione del padre, senza saperlo mise in pericolo il proprio figlio. Infatti persuase il re che quell'uomo non era Ippote, ma Medo, figlio di Egeo, inviato dalla madre per ucciderlo; ottenne quindi dal re che gli fosse consegnato per essere messo a morte. Ma quando Medo le fu portato per scontare con la morte la sua menzogna, Medea si accorse che le cose non stavano come aveva pensato. Ottenne di parlare con lui da sola a solo e gli consegnò una spada ordinandogli di vendicare le offese fatte a suo nonno. A queste parole Medo uccise Perse e tornò in possesso del regno avito; dal suo nome chiamò Media quella regione. |